Nell’Ordo virginum, donne per il Vangelo

Nella nostra diocesi sono sei le consacrate secondo l’antico rito: una appartenenza unica a Dio, nella chiesa locale, condividendo la vita della comunità del luogo, vivendo nel mondo

Nella nostra diocesi sono presenti alcune donne consacrate secondo il rito dell’Ordo Virginum a partire dal 2005, anno della prima consacrazione: Antonella, Daniela, Chiara, Isabella, Giulia, Manuela, sono oggi le sei donne consacrate appartenenti all’ordine delle vergini. Provenienti da diverse comunità, da Marina a Cesano e al Duomo, vivono nelle nostre comunità, dal Portone a Chiaravalle, nelle loro case, alcune hanno fatto la scelta della vita comune. Lavorano in ambiti diversi dalla scuola alla libera professione. Le abbiamo incontrate per conoscerle meglio.

È stata pubblicata la prima istruzione sull’Ordo Virginum. Il documento ricorda che “l’elemento peculiare dell’Ordo virginum, per cui si distingue dagli Istituti di vita consacrata, è che il carisma della verginità si armonizza con il carisma proprio di ciascuna consacrata, dando luogo ad una grande varietà di risposte alla vocazione”. Come si armonizzano in voi queste due dimensioni?

Di primo acchito, la risposta che affiora è: “come tutti”, come tutti i laici, battezzati, siamo nel mondo, ma non del mondo, tutti viviamo la sfida di vivere questa nostra umanità al modo di Cristo, per la graziadelBattesimo.Contuttiilaici, come consacrate condividiamo in pienezza il Battesimo, l’essere in Cristo figli di Dio, sacerdoti, re e profeti, chiamati a “illuminare e ordinare tutte le realtà temporali, alle quali essi sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e al Redentore (LG 898).

In questo nulla ci divide dalle gioie e le fatiche della vita laicale: il lavoro, le relazioni, la preghiera, la pastorale, in tutto e per tutto, senza un abito o una casa differente, condividiamo la vita del mondo. Ma, certo, c’è poi una grazia, un “dono particolare scaturito dalla fonte della tua misericordia”, come dice la preghiera di consacrazione. “Abbiamo conosciuto l’amore” (1Gv 3,16) in modo così personale, così forte, così intimo, da non poter trovare altro modo di custodire questa dono immeritato che nel dono di sé a questo Dio che si è fatto nostro amico, in questo pezzo di Chiesa che ci ha generate: in modi e tempi diversi, nel modo personale che il Signore usa con ogni suo figlio lo abbiamo riconosciuto e lo abbiamo seguito lì dove lo abbiamo incontrato, nelle pieghe della vita quotidiana, nella vita di questa Chiesa di Senigallia. Perciò è in questa vita in cui lo abbiamo incontrato che giorno per giorno, gli uni accanto agli altri, proviamo a vivere una vita evangelica, a rendere testimonianza al vangelo per la gente della nostra epoca. suscitando domande e curiosità con il nostro essere di Dio in questo modo così antico eppure così nuovo, inusuale. Ogni giorno è un esercizio di discernimento per riconoscere il Signore nei volti, nelle fatiche, nelle gioie, per custodire lo spazio per la relazione vitale con il Signore, accogliendo le novità e gli imprevisti che il lavoro, la vita ci presentano, riconoscendo che nulla è fuori di Dio, nulla è così profano che Dio non lo abbia toccato per primo. Per cui di certo, non può esserlo per noi.

In questo fondamentale è custodire la relazione con il Padre, in Cristo, custodire la memoria dell’amore ricevuto, della Parola promessa, quel sapore gustato che ci permette di scegliere con Dio, in Dio, per Dio, nella nostra fragilità di creature, non sempre profumate di Vangelo, ma sempre perdonate e rialzate. La regola di vita personale, che ciascuna di noi stila, aderendo alla propria situazione di vita, ai propri carismi, è lo strumento fondamentale per custodire questa relazione che nutre il nostro stare nel mondo, per tenere fermo il timone, quando il mare è più burrascoso e per aderire a Cristo in modo sempre più radicale.

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