Le relazioni che fanno stare bene

L’editoriale di Gesualdo Purziani

Fa sempre tanto effetto leggere nelle pagine della stampa locale le notizie che parlano di persone decedute e la cui morte viene scoperta dopo giorni, se non settimane. Ci possono essere tanti motivi che determinano questo dramma nel dramma, ma si rimane comunque colpiti da questa solitudine così estrema, dal pensare che nessuno abbia notato per un tempo prolungato la mancanza di un altro essere umano. La solitudine è una ferita grande delle società ed a quanto pare tocca anche piccole realtà come le nostre in cui, teoricamente, dovremmo conoscerci tutti. Sarà anche banale dirlo, ma davvero ogni vita è unica e preziosa. Talmente ovvia questa frase che rischia l’insignificanza,non quella teorica, quanto quella concreta, pratica.Quella che incide su una quotidianità che invece deve recuperare attenzioni, curare le relazioni, anche quelle che non fanno la trama delle nostre vite.

L’attenzione reciproca che può trovare tanti modi di esprimersi, più o meno intensi, più o meno costanti. La famiglia umana – frase anche questa inflazionata e quasi incapace di scaldare i cuori – è davvero tale.

Tutti siamo sulla stessa barca ed aveva ragione Raoul Follereau quando affermava che ‘non si può essere felici da soli’. Non possiamo, cioè, accontentarci della nostra felicità, così come non è possibile raggiungerla senza entrare in contatto con gli altri esseri umani. Ci piaccia o meno, è così: il bisogno di ‘essere con’ è talmente tanto inscritto in noi che è stato inserito tra quelli primari, al pari del mangiare e del bere. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, abbiamo nostalgia di ambienti caldi ed accoglienti. Ne guadagniamo in serenità, salute, solidarietà, stiamo tanto meglio.

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