Spaesati

Inaugurare una mostra dedicata alla Misericordia e all’arte ispirata alla fede, mentre la terra trema. Ci vuole del coraggio, ma è necessario, oggi più che mai, anche in questa nostra terra così ferita e devastata. Perché il rischio è che sia terremotato anche il senso delle cose più profonde e che ci convinciamo che la bellezza, di fronte a questo come a tanti altri drammi e fatiche, diventi inutile, insignificante. Senza senso, appunto.

Le pietre delle case crollano e anche quelle dei nostri meravigliosi luoghi sulle quali, nei secoli, è stata scritta la Parola, perché ogni uomo e donna potessero comprendere l’invisibile, accedere al mistero. Erano ‘segni significanti’, così li ha definiti il direttore di ‘Avvenire’ Marco Tarquinio, intervenuto a Senigallia all’indomani dell’apertura dell’esposizione ‘Maria Mater misericordiae’, perché legati all’intelligenza creativa unita al fare, alla manifattura più abile e raffinata.
L’Italia centrale, quella sbrigativamente definita minore, è sempre stata ricca di artigiani, di botteghe, di lavori silenziosi e preziosissimi: un’affollata orchestra, nei secoli, dalla quale sono emersi grandi solisti di cui gode anche oggi il mondo intero. E le comunità, quando dovevano affrontare una grave crisi pestilenza, terremoto, siccità, ecc. – si radunavano, mettevano insieme talento e capacità del fare per creare opere meravigliose, capaci di rendere più leggera la dura vita di ogni giorno. Insieme si costruiva qualcosa di bello e quindi di buono, per sentirsi meno soli, per mettersi al riparo sotto il grande mantello di un codice esistenziale condiviso.

Tarquinio cita Paolo VI e la sua lettera agli artisti: ‘La bellezza è necessaria per non sprofondare nella disperazione, unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione’. E, riferendosi alla mostra giubilare, osserva come i tanti volti di Madre esposti nel suggestivo ed emozionante percorso di Palazzo del Duca, richiamino in filigrana i visi di tante madri in carne ed ossa. Abbiamo bisogno di vederli, contemplarli, riassaporarne la tenerezza che placa ogni paura. Specialmente in tempi nei quali ‘Gorino assomiglia tanto a Betlemme: anche lì una donna incinta chiedeva aiuto, ma per loro non c’era posto. Laddove c’è fede vera, vissuta, c’è bellezza. Si vincono i timori, si spezza l’isolamento e si crea di nuovo vita’, ha aggiunto il direttore. Le persone in solitudine non sono generative, si incattiviscono e sono povere di sentimenti, relazioni.

Nelle icone di Misericordia, Maria ha un grande mantello accogliente; ma contemporaneamente c’è anche la volontà e la scelta precisa di mettersi lì sotto, di fidarsi, finalmente e di dare ascolto alla parte più profonda e generativa di noi stessi. Trema la terra, tremiamo anche noi in questa precarietà che ci fa spaesati, inquieti, mentre con dolore vediamo distruggersi luoghi ed edifici legati a doppio filo alla nostra appartenenza marchigiana. L’Italia di mezzo, a cui apparteniamo anche noi, quella più autentica, era in quei borghi abitati da meraviglie, in mezzo ad una natura rigogliosa; piccoli musei dai tesori inestimabili convivevano con la semplice quotidianità. Posti in cui, di tanto in tanto, ritrovare il ritmo giusto dell’esistenza. Ci mancheranno, tanto. Perché sono parte di questa ‘medietà’ tutt’altro che mediocre. Quella di una regione, stretta tra gli Appennini ed il mare, orgogliosamente bella. E che, lo abbiamo toccato con mano, non abbiamo saputo custodire come meritava.

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